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S. Carlo ai Catinari

i percorsi di ALR
storia architettonica di San Carlo ai Catinari
introduzione
La chiesa di San Carlo è stato un esempio convincente dei tentativi di progettazione del primo barocco romano, teso alla ricerca di una più ampia integrazione di tutti gli elementi strutturali e ad una nuova relazione fra la chiesa e il suo ambiente esterno. Questa chiesa, chiamata "ai catinari" per via dei fabbricanti di catini presenti nella zona, sorge sul sito dove preesisteva una piccola chiesa, San Biagio, che ebbe diversi appellativi: dell’Anello, degli Arcari, al Monte della Farina. Questa chiesetta risaliva al XII secolo, poi nel 1575 papa Gregorio XIII la donò ai Chierici regolari di San Paolo (Barnabiti), e sotto Sisto V ebbe anche il titolo cardinalizio di San Carlo ai Catinari. Ma nel 1617, per dare spazio al convento dei Teatini di Sant'Andrea della Valle, la chiesa fu demolita ed i padri vennero trasferiti nella chiesa attuale di San Carlo, allora già in costruzione, e che prese in memoria di quella distrutta,  il titolo di San Carlo ai Catinari.
S. Carlo ai Catinari in una incisione di Giuseppe Vasi del 1756
Progettazione e costruzione di S. Carlo ai Catinari
Edificata a partire dal 1612 su progetto di Rosato Rosati, fu costruita per volontà dell'ordine barnabita e completata intorno al 1620. I lavori, dopo molte controversie, ebbero inizio nel 1612, ad opera dello stesso Rosario Rosati, che arrivò a completare la cupola nel 1620 (a quel tempo, la terza di Roma dopo San Pietro e Sant’Andrea della Valle; oggi la quinta se si considera che nel XX secolo la seconda è diventata quella dei SS. Pietro e Paolo all'Eur e la terza quella di San Giovanni Bosco). La facciata invece fu portata a termine tra il 1635 ed il 1638 su disegno di Giovanni Battista Soria. L’abside fu completata tra il 1638 ed il 1646, e la decorazione interna dell'edificio proseguì per tutto il XVII secolo. L'edificio fu finalmente consacrato nel 1722 sotto il Papa Clemente XII e dedicato a San Carlo Borromeo, benefattore dell’ordine religioso dei barnabiti. La chiesa è caratterizzata da una facciata in travertino su due ordini ed è delimitata da un timpano alla sommità; nella parte inferiore si aprono i tre portali d'accesso, mentre il registro superiore è alleggerito dalla presenza di un finestrone centrale affiancato da due finestre cieche. L'interno, restaurato nel 1861, è riconducibile ad una croce greca allungata, che assunse l'aspetto attuale nel 1646 con il rifacimento dell'abside. Al centro si innalza una vasta cupola, i cui pennacchi furono dipinti dal Domenichino tra il 1627 ed il 1630 con le quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza).
In precedenti analisi ho cercato di evidenziare come il desiderio di arrivare ad una unificazione degli schemi tradizionali longitudinali centralizzati ebbe come conseguenza la creazione di ”piante longitudinali centralizzate” e di “piante centralizzate allungate”, comunemente chiamate piante a “croce Latina”. A questo scopo furono affrontati e risolti nuovi problemi, quali l’integrazione di elementi e la nuova relazione fra la chiesa e il suo ambiente esterno, altro fatto che condusse ad una ancora più pronunciata integrazione spaziale. Il processo fu molto complesso ma possiamo comunque distinguere fra “integrazione” o combinazione di elementi esistenti da una parte,e “sviluppo sintetico” di un nuovo tipo dall’altra parte.
La chiesa di San Carlo contiene un’altra variazione dello stile barocco, relativa alla croce greca centralizzata allungata, senza arrivare naturalmente alla lunghezza della croce latina. Diminuendo la lunghezza del transetto e aggiungendo una cappella extra e un abside, Rosati riuscì a dare alla croce greca una pronunciata direzione longitudinale. L’effetto fu migliorato grazie alla cappella ovale fra le braccia della croce che hanno le loro aperture sulla navata centrale. Allo stesso tempo, però, al centro venne raggiunta la maggiore imponenza grazie all’altissima cupola sostenuta da quattro colonne proiettanti verso il centro della chiesa, mentre le braccia furono articolate da pilastri piatti. Le colonne furono coperte con pilastri piatti, con colori gialli che hanno creato un’impressione di un continuo sistema, circondando l’intero spazio. Di conseguenza, lo spazio creatosi, ebbe un carattere totale unificatore, malgrado l’asse longitudinale fosse stato allungato più del solito. Nell’insieme, la chiesa di San Carlo è stato un esempio convincente dei tentatavi di progettazione del primo barocco romano. Questa chiesa ebbe una certa influenza nella progettazione e costruzione della chiesa della Sorbona a Parigi (1636-42), disegnata da Lemercier.
pianta della piazza e della chiesa di S. Carlo ai Catinari aggiornato da A.L.R. nel 2008
pianta della chiesa a croce greca:da notare che le braccia della croce sull’asse principale sono più lunghe di quelle sull’asse minore (Vedi il cerchio tratteggiato in rosso). La pianta interna, a croce greca, fù modificata nel 1646 con il prolungamento dell'abside (in arancione). Pianta aggiornata da A.L.R. nel 2008
la facciata e la cupola
La chiesa è caratterizzata da una facciata in travertino su due ordini ed è delimitata da un timpano alla sommità; nella parte inferiore si aprono i tre portali d'accesso, mentre il registro superiore è alleggerito dalla presenza di un finestrone centrale affiancato da due finestre cieche. L'interno, restaurato nel 1861, è riconducibile ad una croce greca allungata, che assunse l'aspetto attuale nel 1646 con il rifacimento dell'abside. Al centro si innalza una vasta cupola, i cui pennacchi furono dipinti dal Domenichino tra il 1627 ed il 1630 con le quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza).
la facciata e la loggia
la cupola
l'interno
L’area del coro nell’abside contiene quadro raffigurante San Carlo(1620) di Guido Reni e Andrea Commodi oltre che un quadro di Cerrini, nominato il Miracolo di San Biagio(1669). Dietro la facciata si trovano degli affreschi di Gregorio e Mattia Preti, mostrando episodi della vita di San Carlo(1642). I timpani della cupola contengono degli affreschi con le Virtù Cardinali di Domenichino(1627-30). Il Crocifisso di bronzo nella sacrestia è opera di Algardi, e la Passione di Cristo è opera del Cavalier D’Arpino(1598). La prima cappella sulla destra contiene l’Annunciazione((1624)di Lanfranco. nella seconda si trova il Martirio di San Biagio di Giacinto Brandi e nella terza cappella si trova una pala d’altare di Santa Cecilia di Antonio Gherardi. La seconda cappella sulla sinistra contiene una pala d’altare raffigurante il Martirio di Sant’Anna di Sacchi. La terza cappella fu disegnata da Paolo Marucelli con affreschi del Martirio dei Persiani (1641) e lunette di Giacinto Gimignani. La chiesa custodisce alcune insigni reliquie, tra cui il cranio di Santa Febronia, qui trasferito dall'antica chiesa di San Paolo dopo che quest'ultima fu demolita per la costruzione di Palazzo Chigi. Tale reliquia è visibile nella “fenestella confessionis” dell'altare maggiore.
Nel coro dietro l'abside, San Carlo in preghiera, affresco staccato di Guido Reni, gia sulla facciata esterna della chiesa (c. 1640). Sull'altare maggiore, opera di Martino Longhi, una bellissima pala con San Carlo che porta in processione il Sacro Chiodo, una delle ultime opere di Pietro da Cortona (1667). In San Carlo è conservata una bella sagrestia con mobili antichi, così come molto belli sono diversi ambienti del vicino convento dei Barnabiti.
la navata centrale
l'altare maggiore
l'altare di S. Cecilia
la "Passione" del Cavalier d'Arpino
L'"Annunciazione" del Lanfranco
i "pennacchi" del Domenichino
volta della cupola
conclusioni
In precedenti analisi ho cercato di evidenziare come il desiderio di arrivare ad una unificazione degli schemi tradizionali longitudinali centralizzati ebbe come conseguenza la creazione di ”piante longitudinali centralizzate” e di “piante centralizzate allungate”, comunemente chiamate piante a “croce Latina”. A questo scopo furono affrontati e risolti nuovi problemi, quali l’integrazione di elementi e la nuova relazione fra la chiesa e il suo ambiente esterno, altro fatto che condusse ad una ancora più pronunciata integrazione spaziale. Il processo fu molto complesso ma possiamo comunque distinguere fra “integrazione” o combinazione di elementi esistenti da una parte,e “sviluppo sintetico” di un nuovo tipo dall’altra parte. La chiesa di San Carlo contiene un’altra variazione dello stile barocco, relativa alla croce greca centralizzata allungata, senza arrivare naturalmente alla lunghezza della croce latina. Diminuendo la lunghezza del transetto e aggiungendo una cappella extra e un abside, Rosati riuscì a dare alla croce greca una pronunciata direzione longitudinale. L’effetto fu migliorato grazie alla cappella ovale fra le braccia della croce che hanno le loro aperture sulla navata centrale. Allo stesso tempo, però, al centro venne raggiunta la maggiore imponenza grazie all’altissima cupola sostenuta da quattro colonne proiettanti verso il centro della chiesa, mentre le braccia furono articolate da pilastri piatti. Le colonne furono coperte con pilastri piatti, con colori gialli che hanno creato un’impressione di un continuo sistema, circondando l’intero spazio. Di conseguenza, lo spazio creatosi, ebbe un carattere totale unificatore, malgrado l’asse longitudinale fosse stato allungato più del solito. Nell’insieme, la chiesa di San Carlo è stato un esempio convincente dei tentatavi di progettazione del primo barocco romano. Questa chiesa ebbe una certa influenza nella progettazione e costruzione della chiesa della Sorbona a Parigi (1636-42), disegnata da Lemercier.
S. Carlo ai Catinari in una incisione
di Giovan Battista Falda del 1665
Alessandro La Rocca - 2009
l'indirizzo mail di Alessandro La Rocca è: ACALAMOSCA@verizon.net
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