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per Trastevere medievale

le mie passeggiate
per Trastevere medievale
Hanno partecipato Aldo, Carla, Alfredo, Susanna, Dario, Celeste, Rino, Nella, Angela, Daniela, Bruno, Maria Grazia, Peppino, Donata, Pio, Annalucia, Roberto, Marianna, Carlo, Maria, Santina.
                                                                                                                                                    01 novembre 2016
Non è facile a Roma trovare testimonianze artistiche dell’epoca medievale, anche perché spesso esse sono nascoste da altri edifici o situate in zone poco frequentate dai turisti. Tuttavia, oltre la città antica, rinascimentale o barocca, esiste anche una Roma medievale; autentiche sorprese può riservare Trastevere, un rione, che più di altri rappresenta l’anima stessa della città. Nelle sue piazzette e vicoli che conservano storie e tradizioni di altri tempi, si possono scoprire case, torri e palazzi signorili che insieme alle numerose chiese costituiscono importante testimonianza dei secoli medievali.
Il percorso di questa passeggiata è stata l’occasione per andare alla scoperta dell’area di Trastevere che da viale Trastevere va verso il Tevere e porta Portese. Si tratta di una zona che nel medioevo vedeva i suoi spazi subordinati alle attività del porto di Ripa Grande: molte attività mercantili ma anche strutture destinate all’accoglienza e al sostegno dei soggetti più deboli della Roma del tempo.
Il Percorso

Piazza Sonnino
San Crisogono

La chiesa fu eretta nel V secolo, ricostruita nel XII e restaurata nel XVII e XIX secolo. La facciata è preceduta da un portico con quattro colonne di granito tra due corpi laterali, sull'attico del quale vi è una sfilata di vasi, aquile e draghi borghesiani.  Il campanile è romanico e l'interno è diviso da tre navate da ventidue colonne di granito con capitelli di stucco, aggiunti con il restauro del Seicento, e fu decorato da Pietro Cavallini, alla cui scuola appartiene il mosaico absidale. Due colonne di porfido, le più grandi che siano a Roma, sorreggono l'arco trionfale. Il  pavimento cosmatesco ricopre l'intera superficie della chiesa. Nel soffitto seicentesco è posta una copia del "Trionfo di San Crisogono", opera del Guercino.

Palazzetto e torre degli Anguillara

La torre e il sovrastante palazzetto, costituiscono un unico complesso edilizio di origini medievali, possedimento della famiglia Anguillara fino alla metà del XVI secolo. Sia la torre che il palazzo risalgono nel loro più antico assetto al XIII secolo, ma del fortilizio originario si conserva soltanto la torre. Gran parte della veste attuale del complesso risale infatti agli interventi ricostruttivi della metà del XV secolo volti a trasformare la fortificazione in un palazzetto rinascimentale. Dopo gli Anguillara, il complesso passò nelle mani di diversi proprietari, venne più volte restaurato ed adibito a scopi anche non residenziali (ospitò infatti un macello, una stalla, granai e una fabbrica di smalti) finché il Comune di Roma acquisì l'immobile nel 1887 e lo sottopose a restauro. Dal 1921 è sede dell'Ente Morale Casa di Dante.

via della VII Coorte - via Monte Fiore
Excubitorium
Questo edificio scoperto nella seconda metà dell’ottocento, è stato identificato con un excubitorium o corpo di guardia, venne ricavato, verso la fine del II secolo d.C. all'interno di una casa privata. Si compone di una grande aula, con al centro una vasca di forma esagonale e di una sorta di cappella del genio tutelare dei vigili, il Genius excubitorii ricordato dai graffiti ormai scomparsi.
via della Lungaretta
S. Maria della Luce
Le sue origini risalgono al IV secolo, poi fu più volte restaurata nel XII, nel XVII e nel XVIII secolo. Alla chiesa è legata una leggenda secondo la quale un cieco, passando per la via, dove si trovava un affresco raffigurante la "Vergine con Bambino", sentì cadere dei massi e, voltandosi, si rese conto di aver riacquistato la vista. Dopo il prodigioso evento l’affresco fu trasferito nella chiesa da allora chiamata "Santa Maria della Luce".

via dei Salumi - via dell'Arco dei Tolomei
Torre e Arco dei Tolomei
Si tratta di una piccola torre in laterizio, che doveva far parte del complesso dei Tolomei. La torre ha nel tempo perduto i piani più alti e risulta più bassa degli edifici adiacenti, che però sono tutte costruzioni d'età moderna. A sinistra della Torre si apre l'Arco de' Tolomei, esistente già nel XIV secolo e restaurato "in stile" nel 1928. L’Arco, tutto in laterizio, assolve alla funzione di sottopassaggio di utilità pubblica.

Piazza in Piscinula
Case dei Mattei

In corrispondenza dell'attuale piazza in Piscinula, tra XIII e XVII secolo, erano situati numerosi beni della famiglia romana dei Mattei che rivestendo la carica di guardiani de’ Ponti e Ripe, avevano gradualmente acquisito tutto l’isolato circostante la piazza, punto strategico per il controllo dei ponti Cestio e Rotto, nonché del porto di Ripa. Le Case dei Mattei, costruite nel XIV secolo e ampliate e modificate alla metà del secolo seguente sono in realtà un edificio composto da due corpi di fabbrica; la struttura medievale del complesso purtroppo risulta oggi alterata, in quanto progressivamente incorporata nel tempo in costruzioni più recenti.
S. Benedetto in Piscinula
La Chiesa, il cui santo fondatore apparteneva alla famiglia degli Anicii, fu probabilmente il luogo dove San Benedetto soggiornò. La chiesa risale al secolo XI, subì un restauro nel XVII secolo ed un altro nel 1844, data in cui fu costruita l'attuale facciata. Nell’atrio si trova l'affresco di "San Benedetto" risalente al XIII secolo. Allo stesso periodo appartiene il campanile che è il più piccolo di Roma e possiede la campana più antica, risalente all’XI secolo. L’'interno è a tre navate divise da quattro colonne antiche per lato, con capitelli marmorei. Dietro l'altare maggiore vi sono tavole del XIV secolo  e dipinti di scuola veneziana dei primi del Cinquecento come "Madonna in trono con Bambino" e "Sant' Antonio Abate e Lorenzo".

Via dei Vascellari-vicolo dell'Atleta
Palazzo Ponziani

Il palazzo risale al XIV secolo e fu la casa dove visse e morì Francesca Bussa, ovvero S. Francesca Romana o, come veniva chiamata dal popolo, "Ceccolella". Francesca sposò a soli 12 anni Renzo Ponziani, della ricca famiglia di "macellari" romani, e qui visse. Impegnata nelle opere di misericordia fece sì che palazzo Ponziani divenisse un ritrovo per poveri ed affamati. Fondò anche una comunità religiosa, quella delle Oblate di Monte Oliveto, con sede a Tor de' Specchi. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1436, Francesca si ritirò proprio nel convento delle Oblate, convinta di non tornare mai più a palazzo Ponziani. Invece, nel 1440, fu costretta a ritornarvi per assistere il figlio malato di peste, ma dopo averlo guarito, si ammalò lei stessa e fu costretta a rimanervi per farsi curare: vi morì dopo alcuni giorni, il 9 marzo 1440.
S. Andrea dei Vascellari
E’ un oratorio risalente al IX secolo. Restaurato nel 1666, fu affidato alla confraternita dei vasai (chiamati vascellari). Dopo il 1942, quando la confraternita dei Vascellari si sciolse, l'oratorio fu sconsacrato ed adibito ad usi civili, mentre gli arredi furono trasferiti nella vicina basilica di Santa Cecilia.
Sinagoga ed edificio medievale
E’ uno degli esempi di edilizia abitativa di età medievale conservatisi nel cuore di Roma. La facciata, risalente al XIII secolo, è in cortina animata da una loggia ad arcate sostenute da colonne e da una cornice di coronamento decorata con archetti sostenuti da mensole marmoree. La presenza sulla colonna centrale della loggia di un’iscrizione in caratteri ebraici nella quale comparirebbe il nome ‘Nathan’ ha portato erroneamente ad identificare l’edificio con la sinagoga costruita da Nathan ben Yehi'el, studioso del Talmud vissuto a Roma a cavallo tra l’XI ed il XII secolo e, secondo la tradizione, fondatore nel 1101 di un luogo di culto nel Trastevere, quartiere della città dove risiedeva gran parte della comunità ebraica.

via di S. Maria in Cappella
S. Maria in Cappella
Fu consacrata nell’XI secolo. E' probabilmente detta "In Cappella" da un'epigrafe che si trova all'interno della chiesa. Dopo le parole "Sanctae Mariae", infatti, seguono immediatamente "Quae Appella" che, male interpretate dal popolo, dettero origine all'odierna denominazione. Caduta in abbandono, fu ristrutturata alla fine del settecento e in seguito nel 1880-1892. Ha una semplice facciata in cotto ed un campanile in stile romanico a due ordini di bifore. L’interno presenta tre navate con antiche colonne di marmo e granito decorate da capitelli corinzi.

Casino Pamphilj o Ospedale dei Cronici
L’edificio, associato alla chiesa di S. Maria in Cappella, fu assegnato alla congregazione delle Oblate di Tor de’ Specchi nel XV secolo e usato come ospedale; successivamente entrò a far parte della storia della famiglia Doria Pamphilj quando fu trasformata in un casino “belvedere” con un giardino con essenze rare, viti e piante da frutto. In esso oggi è inserito il museo di S. Maria in Cappella.

Piazza dei Mercanti
Adiacente l'antico porto di Ripa Grande sul Tevere, è stata una realtà di grandissima importanza per la vita della città attraverso i secoli. Qui si svolgeva infatti il traffico commerciale di Roma che, abbandonata la via delle campagne invase dalla malaria, raggiungeva dal mare la città con piccole imbarcazioni a vela o su scafi trainati dai bufali lungo gli argini fluviali. Piazza dei Mercanti era il luogo dove tradizionalmente i commercianti si incontravano gli armatori e i capitani marittimi delle imbarcazioni che approdavano al vicino porto di Ripa Grande, per trattare la vendita dei prodotti trasportati. Alla fine del Seicento, la costruzione del rifugio dei poveri "San Michele" cancellò sulla piazza la presenza di tanti piccoli edifici, chiesette e botteghe che avevano accolto pellegrini, marinai e mercanti.

piazza S. Cecilia
Casa di Ettore Fieramosca
Questa casa-torre medioevale  è conosciuta tradizionalmente come la casa che ospitò il capitano di ventura Ettore Fieramosca di ritorno dalla disfida di Barletta, nel 1503. L'edificio, risalente probabilmente alla seconda metà del XIII, sembra essere il risultato dell'accorpamento di diversi corpi di fabbrica: la struttura originaria presenta una muratura a tufelli con un porticato al livello stradale, oggi tamponato, costituito da archi in laterizi sostenuti da colonne in marmo con capitelli ionici e da un pilastro d'angolo in laterizi, costruito probabilmente con funzione di contrafforte.

S. Cecilia
La chiesa venne eretta da Pasquale I all'inizio del secolo IX, sul luogo della casa del martirio della santa, martirizzata sotto Marco Aurelio.  Rimaneggiata nel '700, quando venne sistemato l'interno e realizzata la facciata sul cortile (il fregio a mosaico del portico e il campanile sono però del secolo XII). Al principio della navata destra un corridoio affrescato da Paul Brill dà accesso al calidarium, dove la santa sarebbe stata esposta per tre giorni ai vapori prima del supplizio. Il ciborio gotico firmato da Arnolfo di Cambio nel 1293 campeggia nel presbiterio, mentre sotto l'altare maggiore è la statua di S. Cecilia di Stefano Maderno (1600), che la riprodusse come fu ritrovata nella tomba nel 1599; nel catino dell'abside è il grande mosaico dell'820 circa. Una scala dà accesso al coro delle Monache, addossato alla controfacciata, realizzato nel 1289-93 c. e affrescato da Pietro Cavallini con uno straordinario Giudizio universale ritrovato nel 1900, rappresenta l'esemplare più significativo di pittura pregiottesca.

via Anicia

S. Giovanni Battista dei Genovesi
Eretta nel 1481 e ristrutturata quasi completamente nel 1864. Gran parte della notorietà della chiesa si deve al chiostro attiguo, attribuito a Baccio Pontelli, considerato il migliore esempio di chiostro quattrocentesco. La chiesa deve il suo nome al fatto che i marinai genovesi solevano riposare nel vicino ospizio, una volta sbarcati nel vicino porto di Ripa Grande. Dal chiostro si può accedere all'interno della chiesa che ha una sola navata in cui le sole parti antiche, oggi presenti, sono il tabernacolo rinascimentale degli "Oli Santi", di Andrea Bregno e l' "Apparizione della Madonna" di Giovanni Odazi.
Ospedale di S. Giovanni Battista
Associato alla chiesa omonima inizialmente era un ospizio  che curava i marinai genovesi e liguri che approdavano al Porto di Ripa Grande o che risiedevano a Roma.  L'Ospizio prese il nome di Ospedale di San Giovanni Battista dei Genovesi, quando nel 1553 papa Giulio III istituì la Confraternita di S. Giovanni Battista dei Genovesi.

S. Maria dell’Orto
Deve il nome al fatto di sorgere in una zona occupata precedentemente da una distesa di orti. Su uno dei muri di confine era dipinta un’immagine della Madonna alla quale, secondo la tradizione, sarebbero stati attribuiti eventi miracolosi. Sul luogo fu prima eretta una cappella mentre la costruzione attuale fu iniziata nel 1495.. Più volte rimaneggiata nel ‘600 e a metà ‘700, la chiesa venne restaurata nel 1825 e vi fu annesso il nuovo campanile. L’interno presenta tre navate con tre cappelle su ogni lato ed è ricco di stucchi settecenteschi. La navata centrale è decorata con l’affresco "Assunzione della Vergine". Sull’altare maggiore è posta l’immagine venerata della "Madonna col Bambino" (metà XV secolo). Nell’abside ancora affreschi ("Storie della Vergine") del XVI secolo.
Ospedale di S. Maria dell’Orto
Dotato di 50 letti l'ospedale della Madonna Santissima dell'Orto sorgeva accanto alla chiesa, e fu attivo fin dal XVI secolo. Nell’Ospedale venivano curati gli iscritti alle arti di Santa Maria dell'Orto, ma l’assistenza si estendeva agli abitanti dei rioni Trastevere e Ripa e a quanti vi lavoravano.

via di S. Michele
Complesso di S. Michele a Ripa

Il complesso, nato nel 1686 come ospizio, fu considerato in Europa un modello di organizzazione e di assistenza pubblica, poiché ospitava non solo gli orfani e i ragazzi bisognosi, ma anche i vecchi e le "zitelle". Alla originaria funzione di ricovero e correzione dei soggetti sociali più deboli si affiancò quella educativa, con la scuola d'arte e l'officina professionale (lanificio, arazzeria, stamperia). Nel 1975 fu acquisito dal Ministero dei Beni Culturali per farne sede dell’ICR.
piazza di S. Francesco a Ripa
S. Francesco a Ripa

Questa chiesa sostituì nel 1231 la cappella dell'antico ospizio di San Biagio, ove visse San Francesco d'Assisi durante la sua permanenza a Roma, nel 1219. Nella sua cella sono conservati il suo guanciale in pietra ed il suo crocifisso. Interamente ricostruita intorno al 1680, la chiesa è ricca di sculture. L'interno è diviso in tre navate e le navate laterali ospitano tre cappelle ognuna. Nella cappella Altieri, c'è la scultura di Bernini, "l’Estasi di Beata Ludovica Albertoni". Vi si conserva inoltre una tavola con l'immagine di San Francesco, fatta eseguire secondo la tradizione dalla sua devota Jacopa de' Settesoli. Nell’oratorio si trova la tomba di Giorgio De Chirico.
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Porta Portese
La porta prende il nome dalla via Portuense che da Roma conduceva al Porto di Claudio alla foce del Tevere, poi sostituito da quello di Traiano. Tra il 1642 e il 1644 l’antica porta Portuensis fu distrutta per la costruzione del tratto delle mura gianicolensi voluto da Urbano VIII, che ricostruì quasi tutto il percorso delle mura ad ovest del Tevere a protezione del Gianicolo, arretrando la linea di fortificazioni. Fu così costruita, circa 450 metri più a sud di quella antica, la nuova porta Portese, inaugurata nel 1644 da papa Innocenzo X del quale è visibile, sulla chiave di volta dell’arco, lo stemma araldico con la colomba con ramo d’ulivo sormontata da tre gigli. L’area assunse particolare importanza dopo la realizzazione del complesso del porto di Ripa Grande del 1693 e dell’Arsenale pontificio dal 1714.

ricordo della passeggiata
© Sergio Natalizia - 2016
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