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Alla renella

Tradizioni > la canzone romana

Alla Renella

Anonimo del XVIII secolo;  Gabriella Ferri-1974
Canzone antica ed anonima è parte integrante della storia di Roma prima dell'innalzamento dei muraglioni sulle sponde del Tevere alla fine dell’Ottocento. Renella deriva da arenella,  la sabbia fluviale che, depositata dal Tevere, formava in questo punto della sponda del fiume un arenile nei periodi di magra. Qui sorgeva, prima della costruzione degli argini, un piccolo stabilimento balneare. La canzone è una "rivisitazione" del “canto del carcerato” che risale alla seconda metà del 1700 periodo in cui le carceri erano stracolme di detenuti comuni e politici e la voce era il mezzo per comunicare con l’esterno.
Alla Renella...
più cresce er fiume e più legna vie' a galla
io più ve guardo e più ve fate bella...
A ttocchi a ttocchi la campana sona,
li turchi so' rivati alla marina.
Chi c'ha le scarpe rotte l'arisola,
io me l'ho risolate stammatina.
Come te pozz' amá
Come te pozz' amá
S'esco da sti cancelli
quarchduno l'ha da pagá.
Amore, amore, manneme un saluto,
che sto a Reggina Celi carcerato,
d'amici e da parenti abbandonato
e so'rimasto solo abbandonato.
Come te pozz' amá
Come te pozz' amá
S'esco da sti cancelli
quarchduno l'ha da pagá.
S'er papa me donasse tutta Roma
e me dicesse, "Lassa star chi t'ama."
io je direbbe, "No, sacra corona,
val più l'amore mio che tutta Roma."
Come te pozz' amá
Come te pozz' amá
S'esco da sti cancelli
quarchduno l'ha da pagá.
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