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i pellegrinaggi al Divino Amore

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i pellegrinaggi al Divino Amore
Il santuario del Divino Amore, sulla via Ardeatina, nella zona di Castel di Leva, è oggetto di grande devozione popolare da quando, nel 1740, un viandante si ritenne salvato dall' attacco di un branco di cani rabbiosi grazie all'immagine della Madonna col Bambino affrescata sul muro di un' antica torre; gli era bastato implorarla perché i cani si placassero e si allontanassero. La notizia del miracolo si diffuse rapidamente e nel giro di pochi anni fu costruito un piccolo santuario con tanto d'indulgenza plenaria dei peccati concessa da papa Benedetto XIV. Da allora presero il via i pellegrinaggi che iniziavano il lunedì di Pentecoste e duravano fino all' autunno; erano un misto di sacro e profano, perché finivano per identificarsi con le Ottobrate e diventare autentiche scampagnate. Il pellegrinaggio al santuario, come descrive Giggi Zanazzo ne “Le 'minente ar Divin'Amore”, diveniva anche meta di partecipatissime ed allegre scampagnate sacro-profane che si svolgevano il lunedì successivo alla Pentecoste, ricorrenza della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, ripetendosi però spesso anche nelle settimane seguenti. Uomini, ma soprattutto donne, le cosiddette madonnare, raggiungevano il luogo a piedi o in carrozza recitando litanie e cantilenando ripetutamente: "Viva, viva, sempre viva / la Madonna del Divino Amore / fa la grazia a tutte le ore / noi l'andiamo a visitar".

immagine della Madonna del Divino Amore

A volte l'aspetto religioso della festa era spesso un "pretesto" per rompere la quotidianità con una divertente scampagnata tanto che nacque la voce che il nome Divino Amore assegnato dal popolo al luogo, non sia derivato dalla dolce figura della Madonna col Bambino, ma dall'inversione delle parole “Amore di vino” che finirono per ispirare i pellegrinaggi un po' gaudenti. Ci si andava in carrozza, partendo da Tor Margana, e le persone erano fornite di chitarre, nacchere, mandolini e tamburelli. «Arrivati llà», annotava sempre Giggi Zanazzo nel 1890, «sse sentiva prima di tutto la messa; e ddopo èssese goduti tutti li gran miracoli che allora faceva la Madonna, come stòppi che buttaveno le stampelle, cèchi che cce vedevano in sur subbito, ragazze indemoniate che vvommitaveno er demonio, donne affatturate che vvommitaveno trecce de capelli, et eccetra, s'annava in de le bbaracche a ffà ccolazione, e ddopo èssese infiorate bbene bbene la testa, er petto, li capelli, le testiere de li cavalli, co' li tremolanti e le rose, se partiva per Arbano. Llì se pranzava, se bbeveva a ggarganella da pe' tutte le bettole indove c' era er vino bbono, e ppoi, cantanno li ritornelli, se faceva a chi ppiù ccureva pe' ritornà a Roma».
Recita di versi al Divino Amore- acquerello di Achille Pinelli-1832
Ma l'autentica devozione per il santuario è durata fino ai nostri giorni e si svolgono ancora i pellegrinaggi in gruppo organizzati a piedi, di notte, con le torce.  L’appuntamento, ogni sabato sera dalla Pasqua sino alla fine di ottobre, è da decenni nello spiazzo antistante l’edificio che ospita la Fao, nei pressi delle Terme di Caracalla. Dopo la mezzanotte, i pellegrini della notte percorrono la Via Appia Antica fino al Quo Vadis, quindi la Via Ardeatina, passando sopra le Catacombe di San Callisto e davanti al Mausoleo delle Fosse Ardeatine in un itinerario di fede e di memoria che si conclude, quando è ormai l’alba, al Santuario di Castel di Leva. Alternando il canto alla preghiera, alle litanie, alla recita del rosario, i fedeli portano ai piedi della Vergine, insieme alle proprie intenzioni, anche le necessità, le speranze della città eterna e la missione della Chiesa di Roma. E' la fede che trionfa sul profano.
La devozione dei romani alla Madonna del Divino Amore è anche storicamente legata agli avvenimenti della seconda guerra mondiale. Quando l'11 maggio 1944 iniziò la battaglia di Roma, si temette per l'incolumità dell' immagine con i bombardamenti degli alleati. L'affresco venne trasferito nella chiesa di Sant'Ignazio e ci fu un ottavario di preghiere per invocare la salvezza della città e fu fatto voto con la promessa della costruzione di un nuovo e più grande santuario: l'ottavario terminò il 4 giugno, giorno dell' evacuazione dei tedeschi.
Nel 1999, con la consacrazione del nuovo santuario è stato sciolto il voto dei Romani per la salvezza di Roma fatto nel 1944.
© Sergio Natalizia - 2009
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