Francesca Romana
Racconti > personaggi
Francesca Romana, la santa della carità
S. Francesca Romana, affresco nel convento di Tor de' Specchi
Madonna con il Bambino e S. Francesca
di Orazio Gentileschi, 1615
S. Francesca Romana e l'angelo
di Govanni Antonio Galli detto Spadarino, Palazzo Rosso, Genova
di Govanni Antonio Galli detto Spadarino, Palazzo Rosso, Genova
Francesca visse a cavallo tra due secoli, il Trecento e il Quattrocento, un periodo in cui la donna “adornava” i salotti e le corti con lo sfarzo dei suoi abiti e null’altro-
Lei invece è stata capace di scavare un solco profondo nella mentalità del tempo ed è entrata nella cultura e nella memoria dei secoli successivi. Francesca Romana è stata una antesignana di Madre Teresa di Calcutta: al posto del sari bianco bordato di azzurro portava un velo bianco su un semplice vestito nero, ma il carisma è lo stesso, non solo nella concretezza della carità e nella dedizione totale ai più deboli, a chi sta per morire, a chi è appena nato o sta per nascere, alle donne, ai malati e ai poverissimi, a tutto ciò che viene considerato tempo sprecato dalla mentalità del mondo, allora come oggi, ma anche nella difficoltà ad accettare le circostanze oggettive della sua vocazione.
Nata dalla nobile famiglia Bussa de' Leoni a Roma, dove visse per tutta la vita, fin dall’infanzia coltivò nel suo animo l'ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi, com'era consuetudine, alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori: andò appena dodicenne in sposa, per volere della famiglia, al nobile Lorenzo de' Ponziani. Ebbe tre figli Battista, Evangelista e Agnese ma gli ultimi due, morirono ancora giovani. Pur se madre e moglie esemplare aveva come unico pensiero il compiere opere di bene; con la cognata Vannozza, prese a dedicare il suo tempo libero dagli impegni familiari a soccorrere poveri ed ammalati. Erano anni drammatici per Roma: Papi ed antipapi si combattevano senza tregua, gli ecclesiastici discutevano sulla superiorità o meno del Concilio Ecumenico sul Papa e l’unità della Chiesa era continuamente minacciata; anche le famiglie nobili romane, con le loro lotte per il potere sulla città, contribuivano alla generale rovina economica. Roma per tre volte fu occupata e saccheggiata dal re di Napoli e a causa delle guerriglie urbane, la città era ridotta ad un borgo di miserabili.
Francesca perciò volle dedicarsi a sollevare le misere condizioni dei suoi concittadini più bisognosi e incurante delle critiche e ironie della nobiltà romana a cui apparteneva, si fece questuante per i poveri, specie quelli vergognosi e per loro chiedeva l’elemosina all’entrata delle chiese; si prodigava instancabilmente in queste opere di amore concreto, tanto che il popolino la chiamava paradossalmente “la poverella di Trastevere”. Intanto casa Ponziani a Trastevere divenne un ritrovo per poveri e bisognosi di ogni genere e per essi Francesca non si faceva scrupolo di usare i beni di famiglia.
Ma su Francesca si sparse presto anche la voce della visione e assidua compagnia di un angelo, delle sue continue lotte con il demonio, delle tante estasi che le capitavano e poi dei prodigi e guarigioni che le venivano attribuite.
Nata dalla nobile famiglia Bussa de' Leoni a Roma, dove visse per tutta la vita, fin dall’infanzia coltivò nel suo animo l'ideale della vita monastica, ma non poté sottrarsi, com'era consuetudine, alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori: andò appena dodicenne in sposa, per volere della famiglia, al nobile Lorenzo de' Ponziani. Ebbe tre figli Battista, Evangelista e Agnese ma gli ultimi due, morirono ancora giovani. Pur se madre e moglie esemplare aveva come unico pensiero il compiere opere di bene; con la cognata Vannozza, prese a dedicare il suo tempo libero dagli impegni familiari a soccorrere poveri ed ammalati. Erano anni drammatici per Roma: Papi ed antipapi si combattevano senza tregua, gli ecclesiastici discutevano sulla superiorità o meno del Concilio Ecumenico sul Papa e l’unità della Chiesa era continuamente minacciata; anche le famiglie nobili romane, con le loro lotte per il potere sulla città, contribuivano alla generale rovina economica. Roma per tre volte fu occupata e saccheggiata dal re di Napoli e a causa delle guerriglie urbane, la città era ridotta ad un borgo di miserabili.
Francesca perciò volle dedicarsi a sollevare le misere condizioni dei suoi concittadini più bisognosi e incurante delle critiche e ironie della nobiltà romana a cui apparteneva, si fece questuante per i poveri, specie quelli vergognosi e per loro chiedeva l’elemosina all’entrata delle chiese; si prodigava instancabilmente in queste opere di amore concreto, tanto che il popolino la chiamava paradossalmente “la poverella di Trastevere”. Intanto casa Ponziani a Trastevere divenne un ritrovo per poveri e bisognosi di ogni genere e per essi Francesca non si faceva scrupolo di usare i beni di famiglia.
Ma su Francesca si sparse presto anche la voce della visione e assidua compagnia di un angelo, delle sue continue lotte con il demonio, delle tante estasi che le capitavano e poi dei prodigi e guarigioni che le venivano attribuite.
Per poter allargare il raggio della sua azione caritativa, nel 1425 fondò la congregazione delle Oblate Olivetane di S. Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Specchi e nel 1436, alla morte del marito, divenne superiora dell'ordine da lei fondato. Prese il secondo nome di Romana e così fu sempre chiamata dal popolo e dalla storia, perché Francesca fu tra i grandi che seppero riunire in sé, la gloria e la vitalità di Roma; il popolo romano la considerò sempre una di loro nonostante la nobiltà, e familiarmente la chiamava “Franceschella” o “Ceccolella”. Trascorse gli ultimi quattro anni nel convento, ma la ‘santa di Roma’ non morì nel suo monastero, ma a palazzo Ponziani, perché da pochi giorni si era spostata lì per assistere il figlio Battista gravemente ammalato; dopo poco tempo il figlio guarì ma lei ormai sfinita, morì il 9 marzo 1440 nel palazzo di Trastevere. Le sue spoglie vennero esposte per tre giorni nella chiesa di Santa Maria Nova: cronache dell’epoca riferiscono la partecipazione e la devozione di tutta la città; fu sepolta sotto l’altare maggiore della chiesa che avrebbe poi preso il suo nome. Da subito ci fu un enorme afflusso di fedeli, tale che la ricorrenza del giorno della sua morte, con decreto del Senato del 1494, fu considerato giorno festivo. Fu proclamata santa il 29 maggio 1608 da papa Paolo V e il Senato di Roma, con decisione unanime, dichiarò Francesca patrona della città .
© Sergio Natalizia - 2012