fra Orsenigo
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Frate Orsenigo, il cavadenti
fra' Giambattista Orsenigo
il Cavadenti, incisione di autore ignoto
Fra’ Giambattista Orsenigo è stato nella seconda metà dell’Ottocento il dentista più famoso di Roma. Prestò la sua opera di “cavadenti”, come lo chiamavano i romani, fra il 1868 e il 1903 all’ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina.
Fra' Orsenigo era originario di Pusiano, un paese a cavallo tra Como e Lecco, era figlio di un macellaio e nella bottega del padre aveva imparato a usare le mani e a tagliare, doti che gli sarebbero venute utili quando avrebbe esercitato la professione che lo rese famoso. Trovò la vocazione intorno ai 26 anni e dopo aver preso i voti, per cinque anni fu a Firenze nell' ospedale San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti dove il chirurgo fra' Benedetto Nappi apprezzò l’abilità e la forza del giovane fra' Orsenigo e lo addestrò nella pratica di quella che allora veniva chiamata «bassa» chirurgia e specialmente nel togliere denti. Poi, quando venne il momento in cui l'allievo dovette trasferirsi a Roma, gli donò parte dei suoi ferri odontoiatrici e fu con quelli che fra' Orsenigo, del 1868, iniziò ad esercitare nel gabinetto dentistico dell’isola Tiberina.
La fama della sua bravura si sparse presto per la città: divenne noto per la straordinaria sensibilità e forza delle dita, che usava al posto della tenaglia per estrarre i denti di decine di migliaia di pazienti di ogni rango e condizione. Li toglieva con le sue mani solide, mentre palpava le gengive dolenti ed eliminava così paura per le tenaglie e soprattutto il dolore. Molti personaggi dell’epoca ricorsero a lui: la regina madre Margherita di Savoia, Giolitti, Crispi, l'ammiraglio Ferdinando Acton, Menotti Garibaldi, Minghetti, l'attore Cesare Rossi, le cantanti Adelina Patti e Stella Bonheur, i ministri Quintino Sella, Michele Coppino e Ruggero Bonghi, lo scultore Giulio Monteverde e papa Leone XIII a cui, senza che se ne accorgesse, estrasse un molare.
Quando si dovette recare in Vaticano per la piorrea di un Monsignore, Pio IX lo volle conoscere e gli disse, rammaricandosi, di non potere approfittare del suo tocco a causa della mancanza totale di dentatura.
Non chiedeva mai soldi ma accettava offerte per i suoi poveri e riuscì a mettere insieme un consistente capitale con il quale nel 1896 fece edificare a Nettuno un sanatorio che poi sarebbe divenuto Ospedale.
Fra’ Orsenigo conservava tutti i denti che aveva estratto: furono rinvenuti nel 1903, alla vigilia della sua scomparsa avvenuta l'anno dopo a Nettuno, e riempivano ben tre casse custodite nel retro del piccolo ambulatorio dell'isola Tiberina. Erano il frutto di oltre trent'anni di attività come dentista del Fatebenefratelli. Li contarono uno per uno e alla fine il risultato fu incredibile: erano due milioni e settecento quarantaquattro i denti estratti dal frate in 35 anni di attività tra le mandibole dolenti dei romani di ogni categoria e livello.
Fra' Orsenigo era originario di Pusiano, un paese a cavallo tra Como e Lecco, era figlio di un macellaio e nella bottega del padre aveva imparato a usare le mani e a tagliare, doti che gli sarebbero venute utili quando avrebbe esercitato la professione che lo rese famoso. Trovò la vocazione intorno ai 26 anni e dopo aver preso i voti, per cinque anni fu a Firenze nell' ospedale San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti dove il chirurgo fra' Benedetto Nappi apprezzò l’abilità e la forza del giovane fra' Orsenigo e lo addestrò nella pratica di quella che allora veniva chiamata «bassa» chirurgia e specialmente nel togliere denti. Poi, quando venne il momento in cui l'allievo dovette trasferirsi a Roma, gli donò parte dei suoi ferri odontoiatrici e fu con quelli che fra' Orsenigo, del 1868, iniziò ad esercitare nel gabinetto dentistico dell’isola Tiberina.
La fama della sua bravura si sparse presto per la città: divenne noto per la straordinaria sensibilità e forza delle dita, che usava al posto della tenaglia per estrarre i denti di decine di migliaia di pazienti di ogni rango e condizione. Li toglieva con le sue mani solide, mentre palpava le gengive dolenti ed eliminava così paura per le tenaglie e soprattutto il dolore. Molti personaggi dell’epoca ricorsero a lui: la regina madre Margherita di Savoia, Giolitti, Crispi, l'ammiraglio Ferdinando Acton, Menotti Garibaldi, Minghetti, l'attore Cesare Rossi, le cantanti Adelina Patti e Stella Bonheur, i ministri Quintino Sella, Michele Coppino e Ruggero Bonghi, lo scultore Giulio Monteverde e papa Leone XIII a cui, senza che se ne accorgesse, estrasse un molare.
Quando si dovette recare in Vaticano per la piorrea di un Monsignore, Pio IX lo volle conoscere e gli disse, rammaricandosi, di non potere approfittare del suo tocco a causa della mancanza totale di dentatura.
Non chiedeva mai soldi ma accettava offerte per i suoi poveri e riuscì a mettere insieme un consistente capitale con il quale nel 1896 fece edificare a Nettuno un sanatorio che poi sarebbe divenuto Ospedale.
Fra’ Orsenigo conservava tutti i denti che aveva estratto: furono rinvenuti nel 1903, alla vigilia della sua scomparsa avvenuta l'anno dopo a Nettuno, e riempivano ben tre casse custodite nel retro del piccolo ambulatorio dell'isola Tiberina. Erano il frutto di oltre trent'anni di attività come dentista del Fatebenefratelli. Li contarono uno per uno e alla fine il risultato fu incredibile: erano due milioni e settecento quarantaquattro i denti estratti dal frate in 35 anni di attività tra le mandibole dolenti dei romani di ogni categoria e livello.
Lo trovarono senza vita nella sua cella il 14 luglio 1904, all’età di 67 anni, con tutti e trentadue i denti in bocca e per di più in ottimo stato.
© Sergio Natalizia - 2012