Cristina di Svezia
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Cristina di Svezia
Cristina di Svezia
ritratto di Sébastien Bourdon, 1653
Greta Garbo nel film del 1933
"La regina Cristina" diretto da Rouben Mamoulian
"La regina Cristina" diretto da Rouben Mamoulian
L'8 dicembre 1626, presso la corte di Svezia, nasce una bambina, Cristina, erede al trono.
Cristina era nata per stupire, a cominciare dai primi istanti di vita quando venne presa per maschio perché affetta da ipertrofia clitoridea: le levatrici, in un primo tempo, la dichiarano maschio, primo segno di un'ambiguità che condizionerà tutta la sua vita e ne farà una figura originale e chiacchierata. Scoperto l'errore, il padre di Cristina, re Gustavo Adolfo il Grande, si mostra felice: “Questa bambina non sarà da meno di un maschio”. E quando il re cade in battaglia durante la Guerra dei Trenta Anni, nel 1632, Cristina eredita a soli sei anni il trono di Svezia. A 18 anni Cristina venne incoronata regina e per dieci anni seppe affrontare gli affari di stato con competenza, dimostrando di possedere straordinarie doti politiche e diplomatiche, come testimonia il ruolo di promotrice della pace di Westfalia.
Cristina che, per gli appassionati di cinema ha avuto gli ideali lineamenti di Greta Garbo, era in realtà per nulla bella, ma minuta, sgraziata, ed era fornita di un naso lungo e arcuato ed aveva una spalla più alta dell’altra. Rinunciava alla sua femminilità, vestendo spesso come un uomo, con scarpe basse e abiti essenziali. La voce aspra e il carattere sanguigno ne facevano una donna temuta più che amata: eppure doveva possedere un suo fascino se riusciva a suscitare passioni sincere e durature. Curiosa e intelligente, provava un forte amore per l'antichità classica, coltiva le arti e le scienze, attirando alla corte svedese letterati, scienziati, pittori e filosofi, tra i quali spiccò Cartesio. La Pallade del Nord, come veniva chiamata, alternava amanti maschili e femminili e rifiutava di sposarsi dicendo sempre che avrebbe preferito la morte ad un marito. “Sposarmi per me è impossibile. Ho spesso chiesto a Dio di darmene la voglia, ma non mi è mai venuta”.
Deludeva in questo modo tutti coloro che a corte premevano perché si sposasse, insistendo sulle necessità dinastiche: pur di non piegarsi ad un matrimonio politico, rinunciò nel 1654 alla corona in favore del cugino Carlo Gustavo e si fece cattolica. Lasciò il trono per amore della libertà: rifiutando di sposarsi e, detestando il rigore dei protestanti, abiurò la religione luterana, conquistandosi come celebre convertita un posto di primo piano nella Roma barocca, dove, accolta trionfalmente da Papa Alessandro VII, si stabilì dal dicembre 1655.
Soggiorna prima in Vaticano e poi in Palazzo Farnese fino a che acquista palazzo Riario (oggi Corsini) per farne la sua dimora fissa. Qui Cristina, che non aveva mai rinunciato al titolo di regina, installò la sua piccola corte, e di palazzo Riario-Corsini fece la base di intrighi, viaggi diplomatici, feste e avventure galanti, ma anche di vaste relazioni intellettuali. Nella sua residenza infatti accoglieva le migliori menti e i migliori artisti dell'epoca, organizzando delle riunioni settimanali che portarono nel 1674 alla creazione dell'Accademia Reale, che fu l'origine dell'Arcadia. La sua ricca e preziosa biblioteca fu inoltre la base della Biblioteca Alessandrina. A Roma ebbe anche un grande amore, il cardinale Decio Azzolino, un amore forse solo platonico, ma durato fino alla loro morte, che avvenne in rapida successione.
Alla sua corte accoglie anche le "povere rifugiate", giovani donne che per difendersi da corteggiatori violenti o da familiari che vogliono rinchiuderle in convento, vengono da lei a chiedere aiuto e asilo, che Cristina concede perchè odia l'uomo sfruttatore che considera la donna come un oggetto di cui disporre a piacimento.
Personaggio spesso al centro di intricate vicende di religione, potere, politica e sesso, Cristina è stata una donna che si è imposta in un mondo di uomini attraverso le sue ambiguità: chiamata “la regina di Roma”, riuscì a suscitare ammirazione, curiosità, scandalo per tutta la vita, divenendo la donna più ammirata e calunniata dell’Europa del tempo.
Cristina era nata per stupire, a cominciare dai primi istanti di vita quando venne presa per maschio perché affetta da ipertrofia clitoridea: le levatrici, in un primo tempo, la dichiarano maschio, primo segno di un'ambiguità che condizionerà tutta la sua vita e ne farà una figura originale e chiacchierata. Scoperto l'errore, il padre di Cristina, re Gustavo Adolfo il Grande, si mostra felice: “Questa bambina non sarà da meno di un maschio”. E quando il re cade in battaglia durante la Guerra dei Trenta Anni, nel 1632, Cristina eredita a soli sei anni il trono di Svezia. A 18 anni Cristina venne incoronata regina e per dieci anni seppe affrontare gli affari di stato con competenza, dimostrando di possedere straordinarie doti politiche e diplomatiche, come testimonia il ruolo di promotrice della pace di Westfalia.
Cristina che, per gli appassionati di cinema ha avuto gli ideali lineamenti di Greta Garbo, era in realtà per nulla bella, ma minuta, sgraziata, ed era fornita di un naso lungo e arcuato ed aveva una spalla più alta dell’altra. Rinunciava alla sua femminilità, vestendo spesso come un uomo, con scarpe basse e abiti essenziali. La voce aspra e il carattere sanguigno ne facevano una donna temuta più che amata: eppure doveva possedere un suo fascino se riusciva a suscitare passioni sincere e durature. Curiosa e intelligente, provava un forte amore per l'antichità classica, coltiva le arti e le scienze, attirando alla corte svedese letterati, scienziati, pittori e filosofi, tra i quali spiccò Cartesio. La Pallade del Nord, come veniva chiamata, alternava amanti maschili e femminili e rifiutava di sposarsi dicendo sempre che avrebbe preferito la morte ad un marito. “Sposarmi per me è impossibile. Ho spesso chiesto a Dio di darmene la voglia, ma non mi è mai venuta”.
Deludeva in questo modo tutti coloro che a corte premevano perché si sposasse, insistendo sulle necessità dinastiche: pur di non piegarsi ad un matrimonio politico, rinunciò nel 1654 alla corona in favore del cugino Carlo Gustavo e si fece cattolica. Lasciò il trono per amore della libertà: rifiutando di sposarsi e, detestando il rigore dei protestanti, abiurò la religione luterana, conquistandosi come celebre convertita un posto di primo piano nella Roma barocca, dove, accolta trionfalmente da Papa Alessandro VII, si stabilì dal dicembre 1655.
Soggiorna prima in Vaticano e poi in Palazzo Farnese fino a che acquista palazzo Riario (oggi Corsini) per farne la sua dimora fissa. Qui Cristina, che non aveva mai rinunciato al titolo di regina, installò la sua piccola corte, e di palazzo Riario-Corsini fece la base di intrighi, viaggi diplomatici, feste e avventure galanti, ma anche di vaste relazioni intellettuali. Nella sua residenza infatti accoglieva le migliori menti e i migliori artisti dell'epoca, organizzando delle riunioni settimanali che portarono nel 1674 alla creazione dell'Accademia Reale, che fu l'origine dell'Arcadia. La sua ricca e preziosa biblioteca fu inoltre la base della Biblioteca Alessandrina. A Roma ebbe anche un grande amore, il cardinale Decio Azzolino, un amore forse solo platonico, ma durato fino alla loro morte, che avvenne in rapida successione.
Alla sua corte accoglie anche le "povere rifugiate", giovani donne che per difendersi da corteggiatori violenti o da familiari che vogliono rinchiuderle in convento, vengono da lei a chiedere aiuto e asilo, che Cristina concede perchè odia l'uomo sfruttatore che considera la donna come un oggetto di cui disporre a piacimento.
Personaggio spesso al centro di intricate vicende di religione, potere, politica e sesso, Cristina è stata una donna che si è imposta in un mondo di uomini attraverso le sue ambiguità: chiamata “la regina di Roma”, riuscì a suscitare ammirazione, curiosità, scandalo per tutta la vita, divenendo la donna più ammirata e calunniata dell’Europa del tempo.
Morì nel 1689 dopo una crisi di rabbia, suscitata da un prelato che aveva osato insidiare una delle fanciulle che proteggeva. Fu sepolta solennemente a San Pietro con la corona in testa e lo scettro in mano: aveva anche ordinato ventimila messe per il riposo della sua anima.
© Sergio Natalizia - 2011