Gaetanino
Racconti > personaggi
Gaetanino, il barbiere del Papa
Gaetano Moroni
in un dipinto da F.S. Kaniewski
papa Gregorio XVI
ritratto di autore ignoto
ritratto di autore ignoto
Gaetano Moroni, soprannominato Gaetanino, era un umile popolano di professione barbiere, che divenne nella prima metà dell’ottocento l’eminenza grigia di papa Gregorio XVI come Primo Aiutante di Camera. La sua “carriera” inizia quando aveva appena sedici anni, nel 1818, allorchè fu mandato dal padre barbiere, che aiutava nella bottega, al convento dei Camaldolesi a far la barba all'abate generale Mauro Cappellari. L’abate lo prese a benvolere e lo assunse come barbiere; ma lo fece anche studiare, affidandogli incarichi di segretario, sempre più delicati man mano che avanzava in carriera. Una volta divenuto cardinale, nominò il Moroni suo cameriere privato e nel 1831, quando salì al soglio pontificio con il nome di Gregorio XVI, lo nominò Primo Aiutante di Camera e Cavaliere.
Da quel momento l'ex barbiere divenne una sorta di eminenza grigia del papa, che gli dava piena fiducia; il popolo arriva ad attribuirgli il soprannome di “sottopapa”, in quanto arbitro della volontà del papa. Chiunque volesse una concessione, un privilegio, una diminuzione di pena, un pubblico appalto, una promozione, insomma un qualsiasi favore, non doveva rivolgersi al segretario di Stato o ai cardinali, ma a Gaetanino, al quale verrà pagata sempre una adeguata ricompensa.
Addirittura andò ad abitare con moglie e figli nel palazzo apostolico: nel suo appartamento spesso faceva visita il papa stesso per godere dei piaceri della tavola, ma forse anche di altri piaceri, se è vero, come riferiva Stendhal, che “il papa ama riposarsi in compagnia di Clementina, la moglie di Gaetanino”.
Le carriere troppo rapide, si sa, suscitano da sempre le invidie della gente. I livori e le invidie si condensarono spesso in pungenti pasquinate, come quella in cui una mano ignota scrisse: “Della Chiesa è pontefice Gregorio / governato dal proprio cameriere / onde il catino si mutò in ciborio / e lo Spirito Santo in un barbiere”. E il Belli è in prima fila in questo linciaggio verbale: sono una dozzina i sonetti in cui furoreggia contro papa Gregorio e il suo Primo Aiutante di Camera. insinua anche lui che nell’ascesa del Moroni nella Corte pontificia non fossero estranee le grazie dispensate dalla moglie Clementina e di lei scrive che “è una donna de garbo, assi divota/der Vicario de Dio che lega e scioje./Oh, nun vojo dì antro...”. Ma poi la qualifica “puttana santissima”. A papa Gregorio, quando morì, Belli dedicò un epigramma fulminante, tipicamente condotto sul gioco di parole: "A papa Gregorio je volevo bene / perché me dava er gusto de potenne dì male".
Gaetano restò nel suo incarico proprio fino alla morte di papa Gregorio nel 1846; poi, uno dei primi atti del nuovo pontefice, Pio IX, fu di rimuovere il Moroni dal suo incarico. Gaetanino si ritirò a vita privata e passò i molti anni che gli restarono in tranquilla agiatezza (morì nel 1883), occupandosi di accasare onorevolmente i figli, scrivendo le sue memorie, e soprattutto curando i ventiquattro volumi del monumentale Dizionario di erudizione storico ecclesiastica.
Da quel momento l'ex barbiere divenne una sorta di eminenza grigia del papa, che gli dava piena fiducia; il popolo arriva ad attribuirgli il soprannome di “sottopapa”, in quanto arbitro della volontà del papa. Chiunque volesse una concessione, un privilegio, una diminuzione di pena, un pubblico appalto, una promozione, insomma un qualsiasi favore, non doveva rivolgersi al segretario di Stato o ai cardinali, ma a Gaetanino, al quale verrà pagata sempre una adeguata ricompensa.
Addirittura andò ad abitare con moglie e figli nel palazzo apostolico: nel suo appartamento spesso faceva visita il papa stesso per godere dei piaceri della tavola, ma forse anche di altri piaceri, se è vero, come riferiva Stendhal, che “il papa ama riposarsi in compagnia di Clementina, la moglie di Gaetanino”.
Le carriere troppo rapide, si sa, suscitano da sempre le invidie della gente. I livori e le invidie si condensarono spesso in pungenti pasquinate, come quella in cui una mano ignota scrisse: “Della Chiesa è pontefice Gregorio / governato dal proprio cameriere / onde il catino si mutò in ciborio / e lo Spirito Santo in un barbiere”. E il Belli è in prima fila in questo linciaggio verbale: sono una dozzina i sonetti in cui furoreggia contro papa Gregorio e il suo Primo Aiutante di Camera. insinua anche lui che nell’ascesa del Moroni nella Corte pontificia non fossero estranee le grazie dispensate dalla moglie Clementina e di lei scrive che “è una donna de garbo, assi divota/der Vicario de Dio che lega e scioje./Oh, nun vojo dì antro...”. Ma poi la qualifica “puttana santissima”. A papa Gregorio, quando morì, Belli dedicò un epigramma fulminante, tipicamente condotto sul gioco di parole: "A papa Gregorio je volevo bene / perché me dava er gusto de potenne dì male".
Gaetano restò nel suo incarico proprio fino alla morte di papa Gregorio nel 1846; poi, uno dei primi atti del nuovo pontefice, Pio IX, fu di rimuovere il Moroni dal suo incarico. Gaetanino si ritirò a vita privata e passò i molti anni che gli restarono in tranquilla agiatezza (morì nel 1883), occupandosi di accasare onorevolmente i figli, scrivendo le sue memorie, e soprattutto curando i ventiquattro volumi del monumentale Dizionario di erudizione storico ecclesiastica.
© Sergio Natalizia - 2016