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la ruota degli esposti

Tradizioni > curiosità
la ruota degli "esposti"
Ogni tanto, in occasione di fatti di cronaca nera che hanno per protagonisti neonati abbandonati, qualcuno ripropone, più o meno provocatoriamente, l'istituzione della ruota, uno strumento che nei secoli passati permetteva di abbandonare neonati nell'anonimato.
La tradizione vuole che la sua istituzione risalga agli ultimi anni del XII secolo, quando Papa Innocenzo III assistette alla "pesca" nel Tevere dei corpi di tre neonati annegati. Il Pontefice, inorridito da tale evento, stabilì che un apposito reparto dell'Ospedale di Santo Spirito fosse dedicato ai bambini abbandonati. Il racconto del rinvenimento dei cadaveri dei neonati forse è immaginario, ma purtroppo abbastanza plausibile: era, infatti, una pratica assai diffusa, soprattutto fra le prostitute che andavano incontro ad una gravidanza indesiderata, quella di disfarsi dei figli appena nati gettandoli nel Tevere. Negli altri casi che non arrivavano a conclusioni così tragiche, il motivo principale dell'abbandono era l'estrema miseria, l'impossibilità per una famiglia già numerosa di sfamare una nuova bocca. Ma come "disfarsi" dei propri figli senza arrivare ad ucciderli oppure abbandonarli in mani sicure rimanendo nell'anonimato? La risposta la possiamo trovare in Borgo Santo Spirito: la "ruota degli esposti". anche se disattivata da più di un secolo è ancora lì, accanto al civico 2, portone dell'omonimo ospedale. Sulla cassetta per le offerte, incassata nel muro, è ancora visibile la scritta, pur se ormai consumata dal tempo: "Elemosine per li poveri proietti dell'hospidale".
La ruota era un meccanismo girevole di forma cilindrica, di solito costruito in legno, diviso in due parti chiuse per protezione da uno sportello: una verso l'interno ed un'altra verso l'esterno che, combaciando con una apertura su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall'interno, gli esposti, i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, la parte con il bambino veniva immessa nell'interno dove, aperto lo sportello, si poteva prendere il neonato per dargli le prime cure. Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire che era stato depositato un neonato, ed anche una feritoia nel muro, una specie di buca delle lettere, dove mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti.
Per un'eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano a volte inseriti nella ruota, assieme al neonato, monili od altri segni distintivi. I piccoli venivano registrati come "filius matris ignotae", cioè "figlio di madre ignota" o, abbreviando, "filius m.ignotae", da cui…….."figlio di mignotta" romanesco. Dall’usanza di chiamare i trovatelli con il termine projetti, deriva uno dei più comuni cognomi romani: Proietti. Gli esposti maschi, una volta adulti, venivano avviati al lavoro; le femmine invece se non riuscivano a sposarsi erano destinate a rimanere all'interno dell'ospedale dedicandosi al lavoro e alla preghiera; per trovar loro un marito si svolgevano ogni anno, in date stabilite, tre processioni alle quali intervenivano soprattutto i giovani dalle campagne intorno a Roma in cerca di moglie.
La ruota riceveva una media di mille bambini l'anno e salvò certamente molti neonati dalla morte. La ruota del Santo Spirito è probabilmente la più antica d'Italia: in Italia il loro uso è stato abolito per legge nel 1923.
La Ruota degli Esposti dell'Ospedale di Santo Spirito
© Sergio Natalizia - 2010
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